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Vivere meglio e più a lungo

Cappella sistinaIl senso di stupore positivo che possiamo avvertire osservando un paesaggio affascinante, la Cappella Sistina o ascoltando l’Ave Maria di Schubert, causa una forte risposta anti-infiammatoria nel nostro corpo che è potente come i farmaci.

Il risultato? Vivere meglio e più a lungo!

Migliora lo stato di salute e l’aspettativa di vita. E’ stato riscontrato che questi eventi rinforzano il sistema immunitario e abbassano i livelli di citochine, proteine che causano l’infiammazione nel corpo. L’infiammazione è stata associata a malattie cardiache, diabete di tipo 2, l’artrite, persino il morbo di Alzheimer e la depressione clinica.

Non solo, queste emozioni stimolano il pensiero creativo, la sensazione di avere più tempo nella giornata e promuovono profondi cambiamenti personali. “Lo stupore, la meraviglia e la bellezza promuovono livelli sani di citochine, e ciò suggerisce che vivere queste emozioni (una passeggiata nella natura, perdersi nella musica, contemplare l’arte) hanno un impatto diretto sulla salute e sulla aspettativa di longevità“. Dacher Keltner, psicologo presso l’Università di California a Berkeley.

Per valutare l’impatto delle emozioni positive sulla infiammazione, i ricercatori hanno reclutato 200 giovani adulti che, in un dato giorno, riportavano quanto spesso avevano vissuto divertimento, meraviglia, compassione, contentezza, gioia e amore. Coloro che hanno avuto anche il maggior numero di esperienze positive hanno avuto i più bassi livelli di interleuchina 6, una citochina che è un biomarker di infiammazione.

Ecco un bell’esempio di stupore…. https://www.youtube.com/watch?v=UoJLngNZKmw

Adesso sapete cosa possiamo fare per vivere meglio e, probabilmente, più a lungo. chegg ask question

Cervello giovane e attivo? Corri!

CorrereTutti sappiano quanto la corsa possa far bene alla salute del nostro fisico. Ciò che non sapevamo è che una buona dose giornaliera di jogging può aiutare a mantenere il cervello giovane ed attivo e persino evitare il rischio di malattie mentali. Sulla rivista Stem Cells è stata pubblicata una ricerca che lo dimostra, portata avanti dagli studiosi dell’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (IBCN-CNR) di Roma. Per la prima volta i ricercatori sono riusciti a dimostrare che la corsa può arrivare a bloccare l’invecchiamento del cervello e addirittura stimolare la nascita di nuove cellule che migliorano la memoria.

Stefano Farioli-Vecchioli coordinatore dello studio spiega:

Questa ricerca ha scardinato un dogma della neurobiologia: finora si pensava che il declino della neurogenesi nell’età adulta fosse irreversibile. Con il nostro esperimento, abbiamo invece constatato che nel cervello adulto un esercizio fisico aerobico come la corsa blocca il processo di invecchiamento e stimola una massiccia produzione di nuove cellule staminali nervose nell’ippocampo, aumentando le prestazioni mnemoniche.

Sembra dunque che l’invecchiamento del cervello può essere combattuto con un’attività fisica costante e che quest’ultima può addirittura migliorare le condizioni attuali in cui ci troviamo. Lo studio è stato realizzato dai ricercatori del laboratorio diretto da Felice Tirone, esperto che da diversi anni studia i differenti meccanismi molecolari che regolano i processi di proliferazione e differenziamento nella neurogenesi adulta, in collaborazione con Vincenzo Cestari dell’Università La Sapienza.

Medicine complementari: vita più lunga e meno costi.

Medicine complementariSe il medico  conosce anche le medicine complementari, si riduce la spesa sanitaria e i pazienti vivono più a lungo.

E’ quanto si legge nel lavoro condotto da due ricercatori olandesi P. Kooreman ed E W Baars dell’Università di Tilburg pubblicato sull’European Journal of Health Economics.

I dati riguardanti 1913 medici di medicina generale “convenzionali” sono stati messi a confronto con quelli di 79 medici di base che avevano una formazione aggiuntiva in una medicina complementare, 25 in agopuntura, 28 in omeopatia, e 26 in medicina antroposofica.

Ecco in sintesi i risultati: i pazienti dei medici che alla formazione classica aggiungono anche un training in medicina complementare presentano un tasso di mortalità inferiore fino al 30%. Anche i costi a loro riferiti sono inferiori fino al 30% con percentuali che cambiano in relazione alla fascia di età e al tipo di medicina complementare utilizzata.

La riduzione dei costi sanitari è ascrivibile a un minor numero di ricoveri ospedalieri e al minor ricorso a medicinali da prescrizione.

Nella discussione per spiegar questi risultati si formulano alcune ipotesi: la selezione (è probabile  che chi è poco propenso a interventi medici si rivolga alle medicine complementari) ma anche il fatto che  le terapie adottate dai medici che conoscono anche la medicina complementare siano migliori, che cioè si tende a non attuare trattamenti farmacologici eccessivi (e spesso immotivati) e ci si concentra soprattutto nella prevenzione e sulla promozione della salute.

Articolo originale: Patients whose GP knows complementary medicine tend to have lower costs and live longer, P Kooreman – E. W. Baars, Eur J Health Econ, 22 giugno 2011.